giovedì, gennaio 11, 2007
posted by Fabrizio Giannone at 09:16

9 gennaio 2007

Davanti ho una tazza di caffé che, ad essere bravi, non è decisamente italiano. Seduto. Ascolto. Chiaramente non sono a casa mia, nemmeno nel mio mondo. A poche ore di macchina da qui la capitale di questo paese. Varsavia. Attraverso gli sporchi vetri dello stabile con lo sguardo. Alcuni uomini, forse operai di questa fabbrica, stanno tornando a casa loro. Almeno così immagino. I riflessi di un sole sotto tono si irradiano sul pavimento. Torno a concentrarmi sul mio bicchiere di vetro fumante. Forse. Aggiungendo un po’ di zucchero. La superficie irregolare del liquido marrone cattura la mia attenzione. Mi ripeto che non può essere commestibile. Sto per avvicinare il naso. Voglio catturarne l’odore, tanto per essere certo della mia decisione. Poi improvvisamente mi sale alla memoria il suo volto. Non posso farlo. Smetto immediatamente di abbassare la testa. Repentinamente afferro la tazza, e, come il rituale non richiede, ne butto giù il contenuto in un solo sorso. Dio. Era meglio lasciar perdere.

Uovo. Forse feto. Questa immagine mi rimbalza addosso da un po’. Non me ne giunge il significato. Idea persa. Solitaria. Quasi inutile. Continuo ad attendere la fine dei lavori. Altrui. Io per oggi ho portato a casa la pagnotta, così mi hanno insegnato e da fedele automa sociale faccio. Nessuna gratificazione. È chiaro. Forse d’uovo.

10 gennaio 2007

Formichine operose. Una società intera. Si muovono vorticose intorno a me, questa volta all’interno di tute blu. Sembrano incuranti del loro operato, come piccoli sistemi non intelligenti continuano ad occuparsi di inutili faccende. Forse considerando il loro lavoro nell’insieme più generale si potrebbe parlare di sforzo, non certo prendendole come esempio ad una ad una. Distaccato. Il mondo mi sembra lontano. Il loro mondo. Sospeso in un iperurano tutto mio mi godo questa malattia di superiorità. Già malattia. Chiaramente ho bisogno di un dottore, si perché per una volta nella vita non sono mosso da senso di gelosia. Nessuna bramosia. Solo calma estrema. Nessuna violenza, galleggio felice. Lasciatemi vivere formiche.