venerdì, settembre 28, 2007
posted by Fabrizio Giannone at 08:20
Uno, due. Uno, due. Il tempo cammina graziosamente nella stanza della tua vita. Uno, due. Guardi la luce passare attraverso la finestra. Uno, due. Il fascio non ti raggiunge, ma puoi sentirne il calore generato sfiorarti le gambe. Uno, due. Ti sposti, come richiamato, verso di lei. Ti si sta sgretolando il corpo. Unodue. Polvere eri, polvere stai tornando. Tutti quei libri, tutta quella conoscenza ora non ti serve più. Uno, due. Forse sarebbe stato meglio che Eva avesse mangiato il frutto della vita. Ma no. Tu dovevi capire, sapere. Uno, due. E ora ne soffri. Sai ma non hai. Capisci, ma non puoi. Uno, due. Il tempo è quasi finito. E allora crei; l'arte è il tuo modo di gridare a Dio che vorresti. Parole, disegni e suoni. Ma l'orologio cammina. Uno, due. E cerchi solo il modo di rimanere qui per sempre. Almeno nei ricordi di qualcuno. Uno, due.

Lights go out and I can’t be saved
Tides that I tried to swim against
Brought me down upon my knees
Oh I beg, I beg and plead

Singin’, come out if things aren’t said
Shoot an apple off my head
And a, trouble that can’t be named
Tigers waitin’ to be tamed

Singing, yooooooooooooo ohhhhhh
Yoooooooooooo ohhhhhh

Confusion never stops
Closing walls and ticking clocks
Gonna, come back and take you home
I could not stop that you now know

Singin’, come out upon my seas
Curse missed opportunities
Am I, a part of the cure
Or am I part of the disease

Singin’, yoooooooooooo ohhhhhh
Yooooooooooooo ohhhhhh
Yooooooooooooo ohhhhhh
Yooooooooooooo ohhhhhh

Yooooooooooooo ohhhhhh
Yooooooooooooo ohhhhhh

Oh nothing else compares
Oh nothing else compares
And nothing else compares

Yooooooooooooo ohhhhhh
Yooooooooooooo ohhhhhh

Home, home, where I wanted to go
Home, home, where I wanted to go
Home, home, where I wanted to go
Home, home, where I wanted to go
 
martedì, settembre 25, 2007
posted by Fabrizio Giannone at 12:35
You keep saying you've got something for me.
something you call love, but confess.
You've been messin' where you shouldn't have been a messin'
and now someone else is gettin' all your best.

These boots are made for walking, and that's just what they'll do
one of these days these boots are gonna walk all over you.

You keep lying, when you oughta be truthin'
and you keep losin' when you oughta not bet.
You keep samin' when you oughta be changin'.
Now what's right is right, but you ain't been right yet.

These boots are made for walking, and that's just what they'll do
one of these days these boots are gonna walk all over you.

You keep playin' where you shouldn't be playin
and you keep thinkin' that you´ll never get burnt.
Ha! I just found me a brand new box of matches yeah
and what he know you ain't HAD time to learn.

Are you ready boots? Start walkin'!



 
mercoledì, settembre 19, 2007
posted by Fabrizio Giannone at 08:50
Lilith.

Secondo l’antico mito ebraico, era la prima moglie di Adamo, nata però con “sedimenti e sudiciume, invece di polvere pura”. Essa quindi era considerata inferiore già nel pensiero di Dio, ma Lilith cercò di conquistare la sua parità rifiutando durante l’amplesso di giacere sotto l’uomo e protestando la sua uguaglianza. Adamo cercò di imporsi con la forza finché Lilith; lei invocando il nome di Dio, “si librò nell’aria e lo abbandonò”. Più tardi l’uomo, sentendosi solo, si rivolse all’Eterno per riavere la sua compagna e tre arcangeli furono mandati a riprenderla, ma Lilith preferì gettarsi nel Mar Rosso e vedere morire una parte della sua numerosa prole piuttosto che tornare indietro.

Vi sono molte interpretazioni su cosa successe dopo: divenne moglie di Satana, la prima Vampira, Demone primo che si accoppia con umani e poi uccide, generando demoni, Dea guerriera amante degli animali. La Dea Madre, carica di tutti i frutti generosi si materializza come perversione e sensualità dettata dall'eterno terrore che la forza creatrice incute al primitivo popolo maschile. Lilith viene ora venerata di nascosto come Madre o come diavolo se non equivalente di Satana stesso. Secoli dopo aver assunto le forme più curiose come quello della luna nera astrologica rappresentante la sessualità e la parte più selvaggia della personalità o come la forza guerriera amazzone o come l'elemento del fuoco, o l'altra faccia della luna, diviene intorno alla fine dell'ottocento il simbolo della ribellione femminile che afferma la parità politica e legale con l'uomo. Lilith, lo spirito del vento, conosciuta attraverso le pagine del Talmud, del Midrash e del libro dello Splendore, è la femminilità creatrice, indipendente e ribelle che si impone ma che sa amare. Lei così sensuale e calda è si esclusa dalla beatitudine divina, ma rimane nei miti terreni a simboleggiare quella fertilità arcana della terra e quel mistero vivo, femminile, pieno di contraddizioni seppur affascinante. Nel mito invece il suo posto accanto ad Adamo fu preso da Eva, nata da una costola dell’uomo, ma l’ombra della ribellione e del tradimento di Lilith rimasero nel genere umano come istinto che può diventare tanto più pericoloso quanto più non è compreso.

Strana roba la religione. Anche nel rapporto che la società ha avuto con le donne.
 
lunedì, settembre 10, 2007
posted by Fabrizio Giannone at 07:44
Pochi ragazzi, tre o quattro in tutto, si ritrovano il sabato mattina presto. In comune hanno poco, fedi politiche, età e provenienza sociale diverse. Il punto di contatto è il malessere generalizzato nei confronti di una classe dirigente ormai imbarazzante. L'idea, ormai diventata necessità, di poter, o forse sarebbe meglio dire dover, cambiare lo status quo di una società ammalata, in balia di se stessa e di regole nate per poter fare l'interesse di alcuni. I furbacchioni.
La gente inizia ad arrivare, firma e si sfoga con noi; l'impossibilità di aprire un dialogo con quelli là, che da lontano tirano i fili della nostra vita e si arricchiscono alle nostre spalle. E' questo l'esercito dei qualunquisti. Individui stanchi, di destra quanto di sinistra, che hanno deciso di credere in primo luogo in se stessi, che vengono accusati di apoliticità. La politica è un affare della gente e a essa deve tornare. Noi siamo apartitici.

Io sono un ragazzo di destra, che però non si riconosce più nei valori dell'opposizione odierna. Da De Gasperi (o forse sarebbe meglio dire Degasperi) allo "psiconano" il percorso è stato deviato troppo. Noi non siamo nè tutti fascisti nè tutti di Forza Italia. In mezzo, come direbbe qualcuno, c'è il mare. Ho partecipato al vDay, caricandolo di significato; in quanto giovane penso che il futuro della società debba essere messo in mano ai miei coetanei e non a persone che stanno progettando un tempo che mai vedranno.

Spero che questo sia stato il punto di partenza di qualcosa di più grande.
La via è stata tracciata. Ora non ci resta che percorrerla.

Fabrizio.
 
domenica, settembre 02, 2007
posted by Fabrizio Giannone at 18:09
Tutti stretti intorno al letto. E' il numero 17. Ognuno è chiuso nei suoi pensieri. Probabilmente ricordi. Qualcuno ha scritto l'ultima parola sul suo libro. Pochi metri più in alto, al quinto piano per la precisione, qualcun altro ha scritto la prima di parola sul proprio libro.

Me ne resto in disparte. Silenzioso scorro le pagine del libro della persona sul letto di fronte a me. Per lo meno quelle che ha scritto con me. Sono triste, profondamente. Ed anche un pò più solo.

Arrivederci.